Il nuovo periodico Dati Inail è dedicato all’analisi dell’andamento infortunistico dei lavoratori stranieri. Sono inclusi nella definizione tutti i lavoratori nati all’estero (inclusi i cittadini italiani e le persone che hanno acquisito cittadinanza).
Sono quasi 2,3 milioni per il 42% donne e la loro occupazione è caratterizzata da una scarsa mobilità tra i diversi comparti.
Pur offrendo un importante contributo al sistema produttivo nazionale, i lavoratori stranieri si trovano in situazioni di sfruttamento e irregolarità lavorativa. Svolgono lavori poco qualificati con salari medi inferiori rispetto ai colleghi italiani.
Spesso sono impiegati in attività pesanti, manuali e ripetitive che li espongono a maggiori rischi.
Il 42,2% di loro è occupato nell’industria e nel settore edile; il 38,2% delle donne invece, in servizi domestici e di cura delle persone.
Si tratta di manovali, braccianti, trasportatori, corrieri, addetti alle pulizie come sottolinea il Centro Studi e Ricerche Idos.
E tra loro è frequente (per circa un terzo dei lavoratori stranieri) la “sovra-qualificazione” ovvero la condizione in cui il lavoratore possiede un titolo di studio superiore rispetto all’attività che svolge. Fenomeno che invece tra gli italiani riguarda meno di un quarto degli occupati.
Denunce di infortunio: trasporto e magazzinaggio tra i settori più colpiti
Secondo i dati nell’Inail, nel 2021 le denunce di infortunio rispetto al 2020 sono cresciute del 3,1%. Oltre il 78% di esse ha interessato lavoratori non comunitari.
I casi mortali sono stati 1400 nel 2021 in aumento del 18,7% rispetto al 2017.
Rispetto ai 1695 decessi denunciati nel 2020 il numero è in calo (sia per gli italiani che tra gli stranieri).
Il magazzinaggio e il trasporto, insieme alle costruzioni sono i settori più colpiti. Oltre la metà delle denunce (53%) riguarda queste professioni: facchinaggio, conduzione mezzi pesanti, personale addetto all’imballaggio e al magazzino, manovali dell’edilizia.
La percentuale dei lavoratori stranieri è più alta del 12,6% rispetto a quella che si riscontra per gli italiani occupati nelle stesse mansioni.
Il 47% delle denunce che riguarda la componente femminile, gravita intorno alle professioni di pulizia e collaborazione domestica.
E le comunità più colpite sono quelle rumena, albanese e marocchina, che sfiorano quasi il 40% delle denunce del 2021.
Patologie professionali in aumento del 31,6%
Stando alle denunce pervenute all’Istituto, le patologie professionali sono in aumento di oltre il 30%. Due terzi (2.712) sono state denunciate da lavoratori di genere maschile e il 69% (2.852 casi) da lavoratori extra Ue, in particolare albanesi (655), marocchini (382) e svizzeri (330).
L’incremento risulta per il biennio 2020-21 più elevato per i lavoratori non comunitari (+35,3%) che per i comunitari (24,2%).
Il 37,3% dei casi che coinvolgono i lavoratori stranieri si concentra nel settore manifatturiero, nelle costruzioni e nella fabbricazione del metallo.
Il 77% delle denunce ha riguardato patologie osteo-muscolari e del tessuto connettivo.
Le patologie del sistema nervoso e dell’orecchio occupano ancora un posto rilevante nella scala delle malattie professionali più denunciate.