Hanno fatto molto discutere, nei giorni passati, le decisioni del Governo, in merito al destino del bonus 110% e, in particolare, alla pratica di cessione del credito.
A tal proposito il Presidente di Confindustria Bonomi aveva espresso perplessità per lo stop alla cessione del credito, sottolineando il “problema di migliaia di cantieri che rischiano di fermarsi” e aveva anche ipotizzato un coinvolgimento da parte delle imprese dichiarando: “Se il Governo creasse le condizioni affinchè si possano fare cessioni di primo grado tra privati” si potrebbe “individuare una classe di imprese”, per solidità economica, che “potrebbero acquistare i crediti che ora sono fermi: una assunzione di responsabilità dell’industria manifatturiera italiana”.
In questi giorni Confindustria si è espressa ufficialmente anche tramite il Direttore Generale Francesca Mariotti, intervenuta il primo marzo in audizione presso la Commissione Finanze della Camera dei Deputati, proprio in merito al decreto-legge 16 febbraio 2023, n. 11, recante misure urgenti in materia di cessione dei crediti.
Come si legge nel sito di Confindustria, un intervento normativo era necessario per le spese che, la misura così com’era stata pensata, stava generando. Infatti, al 31 dicembre 2022, i crediti di imposta “generati” dalle opzioni di sconto e cessione ammontavano già a circa 105 miliardi di euro, con un possibile incremento a 120 miliardi (31 marzo 2023), concesso ai contribuenti per comunicare le citate opzioni in relazione alle spese sostenute nel 2022.
Secondo Confindustria però, questi numeri vanno esaminati nella loro complessità.
Non bisogna dimenticare infatti che questi crediti d’imposta hanno:
- agevolato lavori probabilmente non sarebbero stati fatti
- portato nelle casse pubbliche entrate fiscali derivanti da queste attività (quelli sui redditi degli occupati del settore, le imposte indirette su materiali e prodotti, ecc.)
- favorito una crescita molto sostenuta del settore delle costruzioni
- generato occupazione nel settore edilizio e in generale: +213mila occupati in più nel 3° trimestre 2022 rispetto a fine 2019
- nel 2021 e 2022 l’espansione dell’edilizia ha fatto da traino all’attività di diversi settori dell’industria italiana
Secondo la Direzione Confindustria, uno dei danni maggiori che può derivare dall’eliminazione della cedibilità del credito, è che viene meno una disciplina, già in parte depotenziata, nelle aliquote agevolative e su cui facevano affidamento numerose famiglie, prima ancora che numerose imprese.
Eliminare questo elemento significa minare la capacità di programmazione e lo spazio di investimento di tutti gli operatori coinvolti.
Per approfondire leggi tutta la riflessione di Confindustria.