Solamente un’impresa su tre è pronta per cogliere le opportunità del PNRR. Le nuove risorse progettuali come la transizione 4.0 e l’economia circolare rischiano di rimanere al palo.
Solo una piccola percentuale del 16% si è attivata per aderire ai progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza ed il 13% ha in programma di farlo.
Resta fuori oltre il 70%, senza mostrare interesse per tutte le occasioni di sviluppo che si potrebbero aprire a stretto giro.
Sono i dati elaborati dal Centro studi Guglielmo Tagliacarne e diffusi da Unioncamere, che descrivono uno scenario incerto e ricco di spunti da indagare.
C’è la necessità ancora di far conoscere alle imprese e in particolar modo a quelle di più ridotte dimensioni che rappresentano il tessuto economico italiano, tutte le misure messe in campo nel digitale e nel green da parte del Governo.
Oggi, l’80% delle imprese di minori dimensioni non ha nemmeno in programma di avvalersi di queste risorse, contro il 50% delle aziende medio grandi.
Le Camere di commercio hanno intenzione di giocare un ruolo chiave per mostrare alle aziende quanto possa essere interessante approfittare delle chances che oggi offre il cambiamento innescato dal PNRR.
L’indagine rivela inoltre che una riduzione di un terzo del tempo dedicato dalle risorse umane interne alle imprese agli adempimenti burocratici, reimpiegato nelle attività produttive, comporterebbe un aumento della produttività aziendale tra il +0,5% e il +1,1%.
Sulla situazione attuale incide anche l’incertezza e instabilità del conflitto in Ucraina. Il 90% delle imprese ritiene infatti che questa situazione geopolitica avrà un impatto importante sull’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime.
Basti pensare che già oggi 1 impresa su 2 riscontra problematiche di approvvigionamento delle materie prime e 1 su 5 di approvvigionamento di energia.
Il clima di incertezza incide, secondo Unioncamere, anche sulla natalità delle imprese. Dai dati relativi alle iscrizioni al Registro delle Camere di commercio infatti emerge che quando la fiducia si riduce di un punto, la nascita di nuove imprese si contrae di mezzo punto.
Infatti, nell’ultimo biennio sono circa 81 mila le imprese in meno rispetto al livello pre-pandemia. Ventiseimila in meno giovanili e 32mila in meno femminili.