Grazie al Piano Industria 4.0 il processo di trasformazione in Italia è avviato anche per le piccole imprese. Misure che hanno avuto un impatto sull’economia reale e che se depotenziate potrebbero far fare un passo indietro al nostro Paese.
Oggi, secondo Confindustria non siamo nella posizione di arretrare. Né tanto meno di poterci concedere il lusso di giocare una partita senza rivestire il ruolo da protagonisti. La quarta rivoluzione è un driver per il rilancio dell’intero sistema produttivo ed il suo depotenziamento è anti-competitivo e anacronistico. Una frenata alla trasformazione 4.0 rischia oggi di imprimere un arresto ai più elevati livelli di produttività e di efficienza e quindi alla crescita.
La vera sfida secondo Confindustria è quella del cambiamento sia del modo di produrre che di organizzare i processi produttivi, di comprendere dove andrà il mercato in anticipo e cosa chiederanno i consumatori. Bisogna modificare i modelli di business e per farlo è centrale promuovere un cambiamento della cultura imprenditoriale perché sia in grado di rafforzare la competitività.
In questo, le opportunità offerte dal Piano Industria 4.0 sono state fondamentali per avviare il processo di trasformazione digitale. Iper e super ammortamento a misura di Pmi e Nuova Sabatini sono riuscite a stimolare la crescita degli investimenti privati anche nelle imprese di piccola dimensione, dimostrandosi ottimi strumenti di politica industriale che hanno saputo produrre effetti positivi sull’intera economia reale.
Ecco perché oggi il depotenziamento di questi strumenti è fuori dal tempo e dalla competitività. Perché il piano di politica economica ed i provvedimenti di Industria 4.0 hanno dato una svolta culturale al paese premiando chi investe attraverso un beneficio fiscale, senza chiedere alcuno scambio alla politica.
Se da una parte vengono stanziate risorse per sviluppare le tecnologie di Blockchain, IoT e IA, ben poco è riservato ai Competence Center, elemento vitale del Piano 4.0.
Si nega continuità al credito di imposta per la formazione prima ancora che questa misura potesse dare i suoi frutti, visti i ritardi estivi.
Ciò che bisognerebbe fare, secondo Confindustria, è dotare le imprese delle competenze utili alla definizione di progetti 4.0 rendendo le risorse umane una leva strategica per vincere la sfida digitale. La diffusione delle competenze in azienda è la chiave per ampliare i benefici del Piano 4.0, anche dopo la stagione degli incentivi. Se la volontà è quella di ampliare il ventaglio di imprese che fanno innovazione, è necessario estendere la misura di un lasso di tempo di almeno un biennio.
Confindustria giudica positiva l’introduzione dei voucher per i temporary manager. Consentiranno infatti alle imprese soprattutto di piccole dimensioni di avvalersi di figure professionali esperte che possano aiutarle nella digitalizzazione e riorganizzazione. Anche se lo stanziamento di 25 milioni di euro, perché la misura sia veramente efficiente, dovrebbe essere raddoppiato.
Tante, dunque, le sfide da affrontare. Soprattutto in ambito manifatturiero, quel sistema che, unico al mondo, con i suoi tanti punti di forza può affrontare la trasformazione 4.0 e farla sua.
Oggi, siamo ancora lontani, sottolinea Confindustria. Il numero delle imprese manifatturiere attrezzate per raccogliere la sfida del 4.0 è ancora limitato. Ma l’eccellenza dei macchinari avanzati, la prevalenza di Pmi che hanno produzioni flessibili e dunque adeguate a Industria 4.0, la forte vocazione all’export saranno i gradini della crescita a cui oggi dobbiamo tendere se vogliamo davvero competere sui mercati del mondo.